


In-ae (Lee Si-young) è un’ex guardia del corpo campionessa di Judo, appena uscita di prigione dopo aver scontato ingiustamente 1 anno e mezzo di prigione. Tornata a casa, trova a riabbracciarla Eun-hye (Park Se-wan), la sorella adolescente vittima di bullismo da parte delle sue compagne di classe. Un giorno Eun-hye svanisce nel nulla e In-ae ingaggia una lotta contro il tempo per ritrovarla.

Titolo Originale
언니 (eon-ni)
Genere
Thriller
Regia
Lim Kyeong-taek
Sceneggiatura
Kim Min
Interpreti
Lee Si-young, Park Se-wan,
Lee Joon-hyuk, Choi Jin-ho,
Lee Hyung-chul, Kim Won-hae,
Sin Cheol-min, Kim Ki-moo,
Kim Jung-pal, Moon Soo-bin
Corea del Sud, 2019, 94′

Il thriller di Lim Kyeong-taek comincia in medias res. Una donna affascinante in elegante abito rosso trascina una mazzetta da muratore in un’autofficina e la scaraventa su un meccanico intento nel suo lavoro. Da lì in poi sarà un susseguirsi di flashback e flashforward che pur nell’intento di rendere intrigante la trama, finiscono per evidenziare tutte le pecche di una sceneggiatura farraginosa e costellata di forzature. A cominciare dalla protagonista dalle belle gambe su cui il regista si sofferma spesso voyeuristicamente, la bellissima Lee Si-young di Killer Toon, che sfoggia una mise elegante mentre lotta contro il mondo. Se da una parte i combattimenti armati di tacchi a spillo e fascette aggiungono originalità e dinamicità all’azione (buono lo scontro ravvicinato in auto), dall’altro lato sembrano fuori luogo se ad essere protagonista dei combattimenti è un’attrice che pur mettendocela tutta non è la thailandese JeeJa, tanto per fare un esempio.
Ma le vere perplessità risiedono nell’accanimento verso il corpo martoriato della povera Eun-hye. Nell’ordine viene: bullizzata dalle sue compagne di classe che la passano ad un gruppo di amici, i quali sfruttano il suo ritardo mentale per ricattare vecchi bramosi di andare a letto con una minorenne; presa da un malavitoso e venduta a un bordello; e infine catturata dallo sgherro di un deputato che in passato l’aveva stuprata dopo che era stata abusata dal proprietario di un negozio, da un fotografo e dal meccanico dell’incipit del film.
Pur essendo disturbante in sé, denunciando una società che ignora (la polizia, le istituzioni scolastiche) o addirittura abusa dei più deboli, il mostrare tutto e subito le atrocità sulla povera ragazza toglie pathos e tensione al thriller, rendendo No Mercy un modesto film di genere.
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Pubblicato il 13/06/2020 da KoreanWorld.it
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