


Doo-hyeon (Jo Dong-hyuk) è un gangster implacabile soprannominato The Goblin. Dopo essere stato incastrato per l’omicidio del suo capo, sconta dieci anni di galera. Al suo rilascio, cerca di cambiare vita ed evitare di finire nei guai. Tuttavia Yeong-min (Lee Wan), il responsabile del suo arresto, lo tiene d’occhio per paura che possa vendicarsi. La situazione, ad ogni modo, precipita, quando Eun-joo (Jang Eun-seo), la figlia di Yeong-min, ferisce gravemente Ye-na (Gam So-hyun) la figlia di Doo-hyeon.

Titolo Originale
피는 물보다 진하다 (pi-neun mul-bo-da jin-ha-da)
Regia
Kim Hee-seong
Interpreti
Jo Dong-hyuk, Lee Wan, Lim Jung-eun, Yoon Chul-hyung, Gam So-hyun, Jang Eun-seo, Kim Kang-il, Lee Chun-eun, Choi Ki-seop, Oh Man-seok, Lee Ji-seok, Lee Geon-goo, Choi Wang-soon
Corea del Sud, 2022, 90′

Pur presentando personaggi in nuce complessi, The Goblin non riesce ad uscire dalla mediocrità, per via di una sceneggiatura banale
E a poco servono le scene all’arma bianca comunque apprezzabili, se tutto si riduce a una lotta tra buoni e cattivi che possono o non possono cambiare. Eppure, da questo punto di vista, l’inizio è interessante, nell’introdurre uno Yeong-min disperato per la salute della propria figlia, in fin di vita. Dalla rivalsa contro un torto subito, codardo per necessità, egli ne approfitta per costruire il suo impero. Così facendo però travia non solo se stesso, ma anche la figlia, che impara ad essere prepotente.
Lo stesso discorso si applica all’inverso per The Goblin, assassino a sangue freddo che, con la prigionia, sostituisce l’istinto killer disinteressato con la passività. O meglio, se i torti li subisce lui, reagisce incassando i colpi, ma se li subiscono altri, si desta in lui lo spirito da paladino della giustizia. E anche in questo caso, tale padre e tale figlia.
Le due coppie padre-figlia, pur mostrando (soprattutto per quanto riguarda i genitori) delle evoluzioni nell’arco tra bene e male, si adagiano su schemi dicotomici senza mai invadere l’una il territorio dell’altro.
Non vi sono insomma scelte sofferte o ripensamenti che implichino tormenti nei personaggi, ma tutti vanno dritti per la loro strada. A ciò si aggiunge una sceneggiatura piena di luoghi comuni del genere, per cui vengono mostrate scene che servono solo a caratterizzare i personaggi, come quando dal nulla spunta un ubriacone che chissà come mai deve battibeccare con la figlia di The Goblin per suscitare in lui una reazione, o come quando il protagonista non reagisce alle intemperanze del suo capo, muovendo a compassione il capo della polizia. Ma questo stratagemma diventa un leitmotiv, che ha lo scopo di svegliare il classico can che dorme, e nulla più.
Pubblicato il 17/01/2023 da KoreanWorld.it
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