


In All of Us Are Dead lo scienziato Lee Byeong-chan (Kim Byung-chul) lavora come professore di Scienze nel Liceo di Hyosan. Dopo aver creato un virus capace di scatenare la rabbia nell’organismo ospite in caso di minaccia, lo sperimenta sul proprio figlio, angariato dai bulli della scuola, nella speranza che egli possa reagire ai soprusi subiti. Purtroppo il virus lo trasforma in uno zombie assetato di sangue. E mentre Byeong-chan cerca di sbarazzarsi del figlio, una sua cavia morde una studentessa del Liceo, che a sua volta infetta altri studenti. In breve tempo il Liceo viene invaso da orde di studenti trasformatisi in zombie. Sebbene alcuni gruppi tentino di sopravvivere in attesa dei soccorsi, il virus si diffonde in tutta la città, costringendo il governo ad istituire la legge marziale e ad abbandonare gli studenti al loro destino.

Titolo Originale
지금 우리 학교는 (ji-geum u-ri hak-gyo-neun)
Regia
Kim Nam-soo, Lee Jae-gyoo
Sceneggiatura
Cheon Seong-il
Interpreti
Park Ji-hu, Yoon Chan-young, Cho Yi-hyun, Lomon, Yoo In-soo, Lee Yoo-mi, Kim Byung-chul, Lee Kyu-hyung, Jeon Bae-soo, Lee Eun-saem, Kim Bo-yoon, Jin Ho-eun, Ha Seung-ri, Lim Jae-hyeok
Corea del Sud, 2022, 12 episodi

Dopo Kingdom e #Alive, Netflix continua con All of Us Are Dead (Non siamo più vivi) a sfruttare l’onda fortunata dell’horror zombesco sudcoreano, avviata da Train to Busan
Il film di Yeong Sang-ho diventa non solo la pietra angolare da cui prendere spunti, ma un vero e proprio riferimento metacinematografico all’interno della serie. Dalla lezione di Train to Busan, ma anche di Dawn of the Dead di Romero, gli studenti imparano come vivere in un film. Si attrezzano a trovare soluzioni ingegnose a situazioni apparentemente senza via di scampo, alimentando suspense e avvolgendo lo spettatore in un puro e sano intrattenimento, in cui la tensione viene smorzata nei momenti umoristici e deflagra quando personaggi in costruzione vengono eliminati cinicamente di punto in bianco. Si pensi ad esempio al destino crudele della ragazza madre, o a quello beffardo di Na-yeon, proprio nel momento in cui cerca di redimersi.
Eppure Squid Game e Hellbound insegnano che il genere può essere anche il viatico per parlare di temi attuali e legati alla realtà.
All of Us Are Dead non è da meno. Anzi, sprizza di riflessioni sulla società coreana da tutti i pori. A cominciare dal bullismo, piaga endemica che cresce non solo teppisti (Gwi-nam), ma anche una generazione di codardi (Cheol-soo), se non addirittura aspiranti suicidi (Eun-ji). Per bulli e bullizzati l’infezione è l’occasione per instaurare un loro paradiso di intoccabilità, che si contrappone al vero inferno di un sistema scolastico marcio. Non è un caso che siano solo loro a trasformarsi in superuomini che uccidono Preside e professore e incendiano classi. In verità, anche Nam-ra ha in comune il loro stesso destino. Ma è pur sempre una ragazza a cui viene imposto di studiare e trascurare le relazioni sociali, insomma, un’altra emarginata.
Gli striscioni, che presentano l’istituto scolastico come una culla della formazione, nascondono una realtà fatta di professori indifferenti che minimizzano i problemi dei loro alunni. Per non parlare del Preside, che intima uno dei suoi studenti a sacrificarsi per salvarlo dalla carneficina. Tranne alcune eccezioni, gli adulti sono individui che falliscono nell’educare e preservare le nuove generazioni. Il contesto non può che rimandare il pensiero alla tragedia del traghetto Sewol, in cui 152 studenti trovarono la morte, a causa di operazioni di soccorso tardive e scelte pavide della cabina di comando.
Non tutti gli adulti sono degli irresponsabili.
La deputata si assume colpe non proprie, alcuni genitori si adoperano per salvare i figli, e un detective soccorre chiunque trovi per strada. Perfino il Generale che prende soluzioni estreme ha una coscienza da cui non può fuggire. Ne consegue che la responsabilità è di sistema, più che individuale. È di un governo che applica quella stessa legge marziale che nel 1980 causò massacri nei confronti del Movimento di Democratizzazione, e che obbliga anche il Generale ad assumersi responsabilità più grandi di lui.
All of Us Are Dead cita anche la pandemia da covid-19.
Il virus Jonas non è altro che un’ipotesi parossistica degli effetti riscontrabili nella nostra quotidianità. Le frontiere cittadine sono chiuse militarmente, le quarantene durano mesi, gli asintomatici diventano ancor più pericolosi poiché non individuabili, e il virus muta e si evolve continuamente. Perfino in questa prospettiva distopica, la realtà (competitiva) di tutti i giorni è ancor più difficile da affrontare per arcieri che non hanno modo di continuare gli studi se non vengono presi in nazionale, o per studenti dell’ultimo anno, che almeno con la pandemia hanno la scusa per elemosinare un accesso all’università.
Detto questo, All of Us Are Dead ha un chiaro taglio teen, e non manca la classica storia d’amore incrociata tra coppie di giovani: Cheong-san innamorato di On-jo, che a sua volta ha una cotta per Soo-hyeok, al quale però piace Nam-ra. Tuttavia, l’elemento romantico non è affatto ingombrante, seppure un po’ lo sia verso il finale di stagione. Non intacca insomma la qualità di un prodotto variegato nello stile e negli spunti di riflessione, che mostra anche alcune lacune nella sceneggiatura (il motivo per cui alcuni sono asintomatici e altri no), ma che magari potranno essere coperte nella seconda stagione.
Pubblicato il 02/02/2022 da KoreanWorld.it
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