


In The Devil’s Deal Hae-woong (Cho Jin-woong) è il candidato per il partito democratico nel distretto di Heundae alle elezioni politiche del 1992. Nonostante sia il favorito per la vittoria, viene scaricato dal partito poiché un pezzo grosso come Kwon Soon-tae (Lee Sung-min) lo giudica poco affidabile.
Tuttavia Hae-woong si rimbocca le maniche, e con l’aiuto muscolare e i prestiti finanziari del gangster Pil-do (Kim Mu-yeol) e dell’uomo d’affari Han-mo (Won Hyun-joon), ai quali promette di arricchirsi con i nuovi piani di riqualificazione urbana, è a un passo dal vincere le elezioni come indipendente.
Ma Soon-tae broglia le votazioni e ad essere eletto è il suo protetto. A Hae-woong non rimane che difendersi da Han-mo, che minaccia di denunciarlo se non gli restituisce il denaro prestato. Inoltre deve scoprire chi c’è dietro l’inaspettato risultato elettorale.

Titolo Originale
대외비 (dae-wi-bi)
Genere
Crimine, Drammatico, Politico
Regia
Lee Won-tae
Sceneggiatura
Lee Soo-jin-II
Interpreti
Cho Jin-woong, Lee Sung-min, Kim Mu-yeol, Won Hyun-joon, Kim Min-jae, Yoo Seung-mok, Kim Yoon-sung, Park Se-jin, Son Yeo-eun, Kim Ga-eun, Jo Young-jin, Choi Min-chul
Corea del Sud, 2020, 116′

Dopo The Gangster, The Cop, The Devil, Lee Won-tae torna con the Devil’s Deal a fare centro con un noir politico cinico e dalla scrittura brillante.
Sebbene il tema di fondo sia piuttosto banale, ovvero che la politica è una lotta di potere per il potere, il percorso per giungere a questa conclusione rivela sorprese piuttosto perturbanti. All’inizio ci viene presentato un Hae-woong (un superbo Cho Jin-woong) sicuramente ambizioso, ma fedele ai principi che il suo partito dovrebbe difendere. Ciò si nota ad esempio quando perora la causa dei residenti di Heundae contro i piani di riqualificazione urbana che li costringerebbero a sloggiare senza un adeguato risarcimento. E lo comprende anche Soon-tae, a cui gli preferisce una marionetta manovrabile e fedele agli interessi di partito, non ai valori di facciata meramente strumentali.
Tuttavia Hae-woong, al pari di ogni personaggio che si interfacci col “diavolo” Soon-tae, da Pil-do a Sang-man (Kim Yoon-sung), stringe un patto, che però a differenza degli altri pedoni, gli consente di tramutare la vendetta in ambizione e guadagnare la fiducia di chi inizialmente gliel’aveva negata poiché non era ancora corrotto. Ma che Hae-woong fosse corruttibile lo si poteva già intuire in ogni sua azione da cui traspariva, senza aspettarsi un tale capovolgimento di fronte, il tocco del diavolo. Si fa ad esempio prendere la mano nel picchiare Jang-ho (Kim Min-jae). E per controbattere usa gli stessi mezzi illeciti del suo avversario. Corrompe giudice e procuratore, si serve della stampa, sottrae documenti riservati, e intreccia rapporti con la malavita organizzata.
Grazie anche a un montaggio serrato ma fluido che consente di seguire ogni passaggio, si viene sorpresi da continui colpi di scena.
Questi mantengono sempre viva l’attenzione e finiscono per descrivere cosa sia il potere e chi possa detenerlo. Il resto sono pedine sfruttate e mangiate per il loro stato di necessità (Sang-man), per la loro vocazione (la giornalista Song Dan-ah) e per il loro senso d’inferiorità (Pil-do). Quest’ultimo poi, da carnefice diventa vittima perché non sa stare al suo posto, brama d’essere il cervello senza accontentarsi di essere il muscolo. Solo il pedone che è in grado di stare al gioco e mettere in scacco il Re può guardare alla Casa Blu senza bisogno di fare scacco matto.
Pubblicato il 08/08/2023 da KoreanWorld.it
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