


In The Distributors, i liceali Ahn Ji-ho (Lee Hyun-so) e Im Seong-min (Ji Min-hyuk) scattano foto di zone intime di compagne di scuola e professoresse. Al fine di non compromettere la loro carriera universitaria, il professore Do Yoo-bin (Park Sung-hoon) li punisce senza denunciare l’accaduto. Successivamente Yoo-bin riceve sul telefono un coupon che lo invita a bere in un locale. Ad attenderlo però vi sono due ragazze che lo drogano e, dopo averlo riportato a casa, gli rubano il telefono e lo riprendono in atteggiamenti compromettenti.
In seguito Yoo-bin riceve una telefonata da uno sconosciuto che lo esorta a consegnargli 33 milioni di won, se non vuole che il video dello scandalo venga diffuso in rete. Nel cercare di capire l’identità della voce che lo ricatta, Yoo-bin ricorda che la somma richiestagli è la stessa che offrì alla sua ex Jeong Ga-yeong (Jung Soo-ji) per farle ritirare una denuncia contro di lui e il suo amico Gong Sang-beom (Song Jin-woo), rei di aver diffuso in rete video di Ga-yeong che la ritraevano in pose intime.

Titolo Originale
유포자들 (yu-po-ja-deul)
Genere
Thriller
Regia
Hong Seok-goo
Sceneggiatura
Jung Woo-chul
Interpreti
Park Sung-hoon, Kim So-eun, Song Jin-woo, Park Joo-hee, Lim Na-young, Ji Min-hyuk, Lee Hyun-so, Kim Bo-young, Ahn Suk-hwan, Kim Soo-jeong, Jung Soo-ji, Park Kwang-jae, Lee Dong-yong
Corea del Sud, 2022, 101′

The Distributors è un whodunit che analizza intelligentemente i temi della cybersecurity e del cyberbullismo
Dal punto di vista formale The Distributors trasuda thriller da tutti i pori. Innanzitutto, i ripetuti riferimenti ad Hitchcock, a I Soliti Sospetti, e la proiezione in classe di The Devil’s Stairway di Lee Man-Hee sono una manifesta dichiarazione d’intenti. Ma al di là del citazionismo, Hong Seok-goo riesce a mettere in pratica la lezione dei maestri, con una ricerca del colpevole complessa.
Sebbene infatti il ricattatore sia, se non prevedibile (e in fondo lo è), rivelato per esclusione, non è il solo ad essere condannabile. Lo è infatti lo stesso protagonista, che si trova faccia a faccia con le proprie responsabilità di cattivo maestro e pessimo amante. E in ultima istanza lo è anche un pubblico intossicato dai social e da (pre)giudizi disattenti e approssimativi, che guarda solo per il gusto di guardare e non ha la capacità di provare empatia per quello che vede. Istruttiva da questo punto di vista la dissertazione di una studentessa su Regarding the Pain of Others di Susan Sontag.
Con questi presupposti, un rampollo ricco e annoiato non può che essere spinto da futili motivi per giocare con la vita degli altri. Mentre a giocare con lo spettatore è il regista che, staccando su un cimitero, suggerisce la dipartita dell’ex, per poi farla apparire in un contesto non convenzionale (a bordo di un escavatore).
Ad essere preso seriamente è invece l’approccio che occorre tenere di fronte a temi delicati come la sicurezza informatica e la pornografia non consensuale
Come dice la professoressa Lee Sang-hee (Park Joo-hee), voce della coscienza, ad uno sprovveduto Yoo-bin, egli ha commesso tre errori. Prima di tutto ha percosso studenti a discapito dei loro diritti umani. Ha poi abusato del suo potere per coprire misfatti che dovevano essere trattati dalla commissione disciplinare. E fatto ancor più grave, ha instillato nei ragazzi l’idea erronea che agli uomini è consentito commettere crimini del genere, poiché la punizione non compromette il loro futuro, così come il ritiro della denuncia di Ga-yeong serviva a “risolvere le cose da persone civili”, ma non a fare giustizia.
Pubblicato il 30/03/2023 da KoreanWorld.it
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