

Choe Hyon Dok è stato un fervente nazionalista anticomunista per tutta la vita, e ha servito il suo paese (la Repubblica di Corea) ricevendo meno di quanto abbia donato, fino a finire esule negli Stati Uniti. Ma troverà nell’abbraccio della Corea del Nord, quella madre patria di cui si è sempre sentito orfano, l’occasione di redimersi contribuendo al processo di riunificazione.

Titolo Originale
민족과 운명 1-4. 최현덕 (Minjok kwa unmyong 1-4. Ch’oe Hyon-dok)
Genere
Drammatico, Storico
Regia
Kim Yeong-ho
Sceneggiatura
Yi Chun-gu, Ik-gyu Choe,
Sin Sang-ho
Interpreti
Chon Chae-yon, Hyun Chang-Gyeol,
Choi Chang-su, Kim Duk-sam,
Seo Gyeong-Seob, Pak Ki Ju,
Kim Gwang-Yeol, Kim Yoon-Hong,
Ri Yong Nam, Kim Ok-hui
Corea del Nord, 1992, 378′

Nation and Destiny è una serie cinematografica nordcoreana di 62 episodi realizzata tra il 1992 e il 2002. Mira a dimostrare che il popolo coreano può vivere una vita gloriosa solo in seno al Grande Leader e alla patria socialista. Lo stesso Kim Jong-il scelse personalmente il titolo e venne ampiamente coinvolto nella realizzazione dei primi episodi. Concepita come la più grande serie cinematografica mai prodotta al mondo, è stato il più grande investimento mai sostenuto nella storia del cinema nordcoreano. Inizialmente furono coinvolti nel progetto i più grandi veterani del mondo del cinema nordcoreano e fu fortemente promosso e elogiato dai media nordcoreani. La serie avrebbe dovuto raggiungere i 100 episodi, ma nessun altro ne è stato realizzato dal 2002.
In questi primi 4 episodi vengono narrate le vicende di Choe Hyon Dok, ovvero Choe Deok-sin, un personaggio realmente vissuto e che è stato di tutto: colonnello nelle truppe di Chiang Kai-shek, secondo tenente nell’esercito sudcoreano, ministro degli Esteri e Ambasciatore della Repubblica di Corea nella Repubblica Federale Tedesca, leader del movimento religioso chondoista, e infine esule negli Stati Uniti per i suoi dissapori con il governo di Park Chung-hee da cui era stato sfruttato. Curiosa la rappresentazione di Park Chung-hee, che oltre ad essere lo spietato dittatore che è stato, viene accusato di essere stato addirittura una specie di uxoricida, colpevole di aver sacrificato la vita della moglie Yuk Young-soo per meri scopi elettorali, solo perché le cronache riportavano che ad uccidere la first lady fosse stato un simpatizzante del regime di Pyongyang. Questo ed altro per dipingere una Corea del Sud politicamente corrotta dove perfino le bestie sono trattate meglio degli esseri umani, a cui fa da contraltare una Corea del Nord che si è rialzata in piedi dopo le macerie della guerra in un processo di rapida modernizzazione (che tra l’altro Park Chung-hee ha compiuto in Corea del Sud, anche se a scapito dei diritti civili).
Per il resto vengono mostrati episodi realmente accaduti, come il rapimento del leader del Partito della Nuova Democrazia Kim Dae-jung, che non fu gettato in mare dai servizi segreti sudcoreani solo per l’intervento miracoloso di un elicottero.
Choe Hyon Dok, dopo aver lottato una vita per l’indipendenza della propria nazione e contro il comunismo, affronta la sua “Divina Commedia” in un percorso di redenzione che lo porterà a trasferirsi in Corea del Nord dal magnanimo Grande Leader, che lo inviterà a contribuire al processo di riunificazione nazionale, più importante di ogni credo ideologico, politico o religioso.
Pubblicato il 18/08/2020 da KoreanWorld.it
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