


il 16 aprile 2014 il traghetto Sewol naufragò nei pressi di jindo, in Corea. A causa dell’incidente, 304 pesone annegarono e alcune andarono disperse in mare aperto. Due anni dopo, il regista Dong B. Kim racconta in Upside Down lo stato della situazione, tra interviste ai padri che hanno elaborato il lutto dei propri figli e a professionisti nei loro rispettivi campi, che cercano di analizzare a mente lucida le cause e le conseguenze della tragedia.

Titolo Originale
업사이드 다운 (Eob-sa-i-deu Da-woon)
Genere
Documentario
Regia
Dong B. Kim
Corea del Sud, 2015, 65′

LA TRAGEDIA DEL TRAGHETTO SEWOL È STATA OGGETTO DI DIVERSI DOCUMENTARI. TRA QUESTI, UPSIDE DOWN SI PONE A METÀ STRADA TRA I PROGETTI CHE TESTIMONIARONO LE SENSAZIONI A CALDO E QUELLI PIÙ LUCIDI COME INTENTION, CHE HANNO POTUTO RICOSTRUIRE I FATTI PIÙ MINUZIOSAMENTE GRAZIE AL MATERIALE VENUTO A GALLA NEL CORSO DI ANNI DI INDAGINI.
Infatti, ciò che colpisce del documentario di Dong B. Kim, soprattutto se visto ad anni di distanza dal tragico evento, sono i volti dei padri dei ragazzi e delle ragazze morti durante il naufragio, che comunicano più rassegnazione che disperazione, sintomo del fatto che le interviste sono state effettuate diverso tempo dopo l’elaborazione del lutto. Inoltre è curioso notare l’avanzamento di ipotesi sulle cause del disastro che poi sarebbero state suffragate col tempo.
Ma il documentario pone soprattutto interrogativi su ciò che non ha funzionato a livello gestionale. A partire dal governo, tramite la guardia costiera, fino all’ultimo dei marinai assunti irregolarmente, ognuno ha la sua propria quota di responsabilità nel non aver evitato l’irreparabile. Scopriamo, ad esempio, che la guardia costiera ritardò i soccorsi perdendo tempo inutilmente per questioni burocratiche. E gli stessi membri dell’equipaggio del Sewol, pensarono bene di raccomandare agli studenti di restare chiusi nelle loro cabine assicurandoli a una morte sicura, per poi camuffarsi da civili e salvarsi la pelle abbandonando la nave, in contrasto col codice della navigazione. Inoltre, per aumentare i profitti, il traghetto Sewol trasportava come di consueto un carico in eccesso in barba alle regole di sicurezza.
In modo analogo, altri eventi tragici si sono susseguiti nel corso degli anni per le stesse motivazioni, e il documentario si chiude con la speranza che l’affare Sewol diventi il simbolo di un cambiamento nella gestione delle emergenze e nella prevenzione dei disastri.
Nonostante sia composto unicamente da una serie di interviste che rendono la visione poco stimolante, il documentario di Dong B. Kim resta comunque una valida testimonianza delle conseguenze di uno dei peggiori disastri avvenuti nel paese in tempo di pace.
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Pubblicato il 26/10/2020 da KoreanWorld.it
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