
Due anni dopo aver lasciato la Corea, in seguito a gravi accuse di stupro e molestie sessuali mosse contro di lui, il controverso e pluripremiato autore KIM Ki-duk è andato incontro a una fine ignominiosa in un ospedale lettone, dove è deceduto per complicazioni derivanti dall’aver contratto il COVID-19. Il regista ha trascorso del tempo in Kazakistan e Russia prima di stabilirsi tre settimane prima della sua morte in Lettonia, dove era in procinto di acquistare una casa e ottenere la residenza. I suoi resti sono stati cremati in Lettonia e le sue ceneri sono state consegnate alla sua famiglia in Corea.
KIM Ki-duk nacque nella Provincia del North Gyeongsang nel 1960. Iniziò tardi la sua carriera d’artista, studiando belle arti a Parigi nel 1990. Tornò poi in Corea, dove esordì come regista nel 1996 con Crocodile. KIM fu uno dei primi autori di rilievo del “Nuovo Cinema Coreano” a ricevere consensi all’estero per il suo lavoro. Il successo arrivò con The Isle (2000), che debuttò al Festival Internazionale del Cinema di Venezia, suscitando molto scalpore per via del suo contenuto estremo.
Cineasta prolifico, KIM KI-DUK HA FATTO CONOSCERE LE SUE OPERE in tutto il mondo.
Nel corso del tempo diventò il primo regista coreano a ricevere premi importanti in tutti e tre i principali festival cinematografici europei. Guadagnò l’Orso d’Argento per la Migliore Regia a Berlino con La Samaritana (2004). In seguito ottenne il Leone d’Argento per la Migliore Regia a Venezia con Ferro 3 – La casa vuota (2004). Mentre nel 2011 vinse l’Un Certain Regard Award con Arirang a Cannes. Fu anche il primo regista coreano a vincere il premio più ambito in uno di questi eventi. Nel 2012 vinse infatti il Leone d’Oro a Venezia con Pietà.
Nonostante i numerosi riconoscimenti, diversi critici hanno criticato le opere di KIM per contenuti ritenuti violenti e misogini. Queste considerazioni hanno assunto maggior peso nel 2017, quanto un’attrice che aveva lavorato con lui in Moebius (2013) l’accusò di averla aggredita dopo che lei si era rifiutata di recitare una scena di sesso che non era stata pianificata in anticipo.
Nel 2018, mentre il movimento #MeToo cresceva in Corea, tre donne si fecero avanti in un reportage approfondito dal programma televisivo dell’MBC PD Notebook, descrivendo il comportamento scioccante del regista, che includeva terrorizzare le donne sul set dei suoi film ogni sera. Le accuse posero di fatto fine alla sua carriera in Corea, e sebbene avesse intentato una causa per diffamazione contro le attrici, la perse. Si trasferì infine in Kazakistan, dove girò il suo ultimo film Dissolve, che debuttò localmente all’Almaty Film Festival nel 2019.
La notizia della morte di KIM è passata in sordina in Corea, in quanto le personalità di spicco della comunità cinematografica locale si sono in gran parte astenute dal postare elogi online. Tuttavia, all’estero, in molti hanno manifestato il loro cordoglio verso il grande artista.
Fonte Kobiz
Ripercorriamo con il seguente video l’intera filmografia dell’autore che forse più di ogni altro ha avviato la stagione del Nuovo Cinema Coreano.
- Crocodile (1996)
- Wild Animals (1997)
- Birdcage Inn (1998)
- L’isola (2000)
- Real Fiction (2000)
- Indirizzo Sconosciuto (2001)
- Bad Guy (2001)
- Coast Guard (2002)
- Primavera, Estate, Autunno, Inverno… E Ancora Primavera (2003)
- La Samaritana (2004)
- Ferro 3 – La Casa Vuota (2004)
- L’Arco (2005)
- Time (2006)
- Soffio (2007)
- Beautiful (2008) – storia originale
- Rough Cut (2008) – sceneggiatura
- Dream (2008)
- Arirang (2011)
- Poongsan (2011) – sceneggiatura
- Amen (2011)
- Pietà (2012)
- Moebius (2013)
- Rough Play (2013) – sceneggiatura
- Godsend (2013) – sceneggiatura
- Red Family (2013) – sceneggiatura
- One On One (2014)
- Made in China (2014) – sceneggiatura
- Stop (2015)
- Il Prigioniero Coreano (2016)
- Fork Lane (2017) – sceneggiatura
- Human, Space, Time and Human (2018)
- Dissolve (2019)
Pubblicato il 25/12/2020 da KoreanWorld.it
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