

In The Closed Ward 6 individui si risvegliano incatenati ai piedi dentro un obitorio abbandonato. Frastornati e ignari del perché siano rinchiusi, ricevono ogni 15 minuti un barattolo contenente dei farmaci. Uno di questi barattoli cade sopra una tavola operatoria da cui si risveglia il chirurgo plastico Joon-yeong (Kim Young-min), l’unico non incatenato e libero di muoversi. Sebbene gli sventurati non si conoscano tra di loro, scoprono di essere tutti legati da una vicenda che li vede colpevoli in un modo o nell’altro.

Titolo Originale
폐쇄병동 (pye-soae-byeong-dong)
Genere
Thriller
Regia
Park Gyoo-taek
Interpreti
Park Ha-na, Kim Young-min, Kim Seo-ra, Kang Pil-sun, Shim Eun-woo, Han Min-chae, Lee Yu-jin
Corea del Sud, 2020, 110′

Quasi interamente girato in un unico interno, The Closed Ward è un thriller claustrofobico che strizza l’occhio alla saga Saw.
L’inizio, d’altronde è pressoché identico. Dentro un’unica stanza troviamo diversi personaggi che svelano man mano i loro scheletri nell’armadio. A cominciare dal chirurgo, l’unico libero di muoversi nonostante sia l’autore materiale dell’incidente che li ha riuniti. Ma la sua è solo una finta libertà, che serve più che altro a rivelare le sue e le altrui colpe. Come quelle più gravi della moglie, rea di aver ingaggiato l’avvocato per scagionare il marito da accuse schiaccianti. O come quelle più lievi del fornitore di farmaci illegali e della giovane streamer, indirettamente coinvolti ma pur sempre responsabili. Per non parlare poi delle colpe del padre della vittima, che preferisce patteggiare pur di ricevere un esoso risarcimento da sperperare nel gioco d’azzardo.
A questi personaggi poi si aggiunge l’amante del chirurgo, che entra in scena in medias res contribuendo a fornire ulteriori dettagli al concorso di colpe. L’unica che sembra stagliarsi dal resto della compagnia è la mastermind dell’intera organizzazione, la giovane Hee-soo. Pur non negando un suo grado di colpa, a dir la verità abbastanza pretestuoso, Hee-soo si rivela essere un’enigmista che agisce per conto terzi e a cui importa solo che la verità venga a galla.
Per quanto riguarda l’aspetto estetico, la fotografia livida, tendente al verde, contribuisce a rendere l’atmosfera ancor più claustrofobica, e sprazzi di viola acceso sottolineano i passaggi chiave che segnano le svolte narrative.
Ma il punto interessante è più che altro una sceneggiatura abile nel rivelare verità sempre più scomode man mano che si mesta sempre più nel torbido. Fino a svelare una vicenda colma di invidia (l’amica), gelosia (la moglie), insensibilità e indifferenza (la streamer e il “pusher”), avidità (il padre), spregiudicatezza (l’avvocato) e negligenza (il chirurgo).
Pubblicato il 02/02/2021 da KoreanWorld.it
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