


In Forbidden Dream Choi Min-sik interpreta Jang Yeong-sil, un ex schiavo proclamato scienziato di corte dal Re illuminato Sejong (Han Suk-kyu). Fautore di strumenti in grado di misurare il tempo tramite congegni idraulici e astronomici, Yeong-sil entra nelle grazie del Re. Nella stessa misura attira l’invidia dei nobili ministri di corte, che cospirano contro di lui.

Titolo Originale
천문: 하늘에 묻는다 (cheon-mun: mod-neun-da, Doors to Heaven)
Genere
Storico
Regia
Heo Jin-ho
Sceneggiatura
Jeong Beom-sik, Lee Ji-min
Interpreti
Choi Min-sik, Han Suk-kyu, Shin Goo, Kim Hong-pa, Heo Joon-ho, Kim Tae-woo, Kim Won-hae, Im Won-hee, Oh Kwang-rok, Park Sung-hoon, Jeon Yeo-bin, Yoon Je-moon
Corea del Sud, 2018, 132′

Il veterano Heo Jin-ho, regista di film epocali come Christmas in August e One Fine Spring Day, ritorna con Forbidden Dream a girare un film storico dopo il suo The Last Princess del 2016. A colpire, di primo acchito, è la quasi totale assenza dell’elemento femminile, per un regista che ha fatto di quest’ultimo un elemento quasi imprescindibile del suo cinema. A sostituirlo è il sodalizio intellettuale, ancor prima che amicale, tra i due protagonisti, così diversi sul piano dell’estrazione sociale, quanto simili nei sogni creativi.
Ad interpretare questo dualismo, il regista chiama a raccolta due mostri sacri del cinema coreano come Choi Min-sik (Old Boy) e Han Suk-kyu (The President’s Last Bang).
Per non parlare di un resto del cast di alto livello. A cominciare dai veterani Shin Goo e Kim Hong-pa, passando per volti noti come Kim Tae-woo, Im Won-hee e Yoon Je-moon. Perciò stride ancor di più constatare lo spreco di talento per un prodotto che ha il suo punto di forza nel sentimentalismo. Sì, perché a parte intrighi politici che attraggono finché sopraggiunge la noia, non resta molto altro. E così i due mattatori creano, si aiutano a vicenda, improvvisano soluzioni fantasiose e alternative (il cielo stellato sui paraventi), ridono, scherzano e piangono. Di conseguenza, il rapporto di fiducia tra i due protagonisti non è mai messo in discussione. Al contrario, l’unico personaggio che riesce a sottrarsi a una caratterizzazione bidimensionale è Yeonguijeong (Shin Goo), mediatore tra interessi contrapposti.
Dal punto di vista politico trova spazio l’atavico tema della sudditanza verso una potenza straniera (in questo caso la Cina dei Ming) che non consente al popolo coreano di dotarsi di strumentazioni adatte al proprio contesto. Ma il nemico da sconfiggere è soprattutto interno e legato alla discriminazione di classe. L’astrolabio di Jang Yeong-sil e l’alfabeto di Re Sejong sono simboli, ancor prima di essere strumenti, di progresso tecnologico e emancipazione sociale. E solo il sacrificio di uno consentirà al sogno proibito dell’altro di avverarsi.
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Pubblicato il 27/12/2020 da KoreanWorld.it
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